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Diploma Magistrale : anche l’Avvocatura di Stato esclude dalle graduatorie oltre 2mila insegnanti

Come una scure è arrivato il verdetto dell’Avvocatura di Stato riguardo alla complicata vicenda degli insegnanti con diploma magistrale conseguito prima del 2001-2002, con una pronuncia che va a conformarsi alla sentenza del Consiglio di Stato che lo scorso dicembre aveva deciso l’esclusione degli insegnanti aventi solamente tale titolo di studio dalle “Graduatorie ad esaurimento” (Gae) compromettendo loro l’accesso al ruolo nella professione. Al momento sono quindi duemila i maestri e maestre senza laurea che saranno esclusi immediatamente dalla graduatoria e che perderanno così il loro diritto alla tanto desiderata cattedra fissa. Purtroppo però sono molti di più i soggetti a rischio dato che, a detta dei sindacati, con l’arrivo delle fin qui pendenti sentenze di Giudici del Lavoro e Tar per i quali la pronuncia dell’Avvocatura costituirà riferimento imprescindibile, sono tra i 10 ed i 15mila i diplomati magistrali a serio rischio.

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Nell’attesa dei nuovi ricorsi che senza ombra di dubbio verranno proposti da più parti, e prendendo atto della solidarietà di larga parte del mondo politico sul tema, vediamo di capire meglio quali sono le problematiche sottese a tale triste ed intricata vicenda.

Il problema del diploma magistrale abilitante

In precedenza, l’ordinamento scolastico disponeva che l’abilitazione necessaria per poter accedere ai concorsi per il ruolo della scuola primaria (un tempo chiamata elementare) si acquistasse tramite il diploma abilitante ottenuto al termine del proprio percorso di studio presso gli Istituti Magistrali. Per le scuole dell’infanzia e secondaria, di primo e secondo grado invece, l’abilitazione poteva ottenersi solamente grazie ad un apposito concorso.

Con la Legge n. 124 del 3 maggio 1999, recante “Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico” questa situazione viene però ad essere cambiata : fanno così la loro comparsa le cosiddette Graduatorie permanenti, utilizzate ogni anno per l’assunzione della metà dei posti a disposizione per le immissioni a ruolo, mentre la restante metà sarà presa dalle graduatorie dei concorsi. L’accesso a tali nuove graduatorie richiedeva 360 giorni di servizio per tutti, e per i docenti delle scuole dell’infanzia e secondaria, apposita abilitazione conseguita come in precedenza tramite concorso, ma introduceva anche un apposito concorso per gli insegnanti della scuola primaria.

Successivamente, con la legge finanziaria 2007, le graduatorie permanenti vengono trasformate in Graduatorie ad Esaurimento (G.A.E.), e derogando ai requisiti precedentemente stabiliti, l’accesso viene consentito a tutti, compresi gli abilitati tramite scuole di specializzazione all’insegnamento secondario (SSIS) e laureati in Scienze della formazione primaria, ovvero soggetti che non si erano abilitati tramite concorso. Ma qui si arriva al nocciolo della questione, ovvero l’esclusione dalle GAE dei diplomati magistrali in possesso di diploma abilitante conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002, nonostante che il decreto con il quale si sopprimevano nel 1997 gli Istituti Magistrali garantisse il valore abilitante a tali diplomi, fino alla data suddetta data soglia. Questi soggetti vengono quindi inseriti in fascia III delle graduatorie d’Istituto, senza quindi alcuna possibilità di essere immessi in ruolo, ed inoltre nella più totale precarietà e con la sola possibilità di ottenere più o meno lunghe supplenze, situazione ancor più aggravata dal fatto che per anni la Pubblica Amministrazione non ha indetto alcun concorso per poter così ottenere l’abilitazione e rilanciarsi nelle graduatorie.

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Ricorso Diploma Magistrale : una classica storia italiana

Da qui è quindi partita la battaglia di diplomati, sindacati, associazioni dei consumatori per ottenere il riconoscimento del valore abilitante del titolo di studio per poter così speranze di inserimento gae e poter ambire all’assunzione di ruolo. Nell’ordine sono intervenuti MIUR, TAR del Lazio, Consiglio di Stato, Avvocatura di Stato e Corte di Cassazione, con una lunga serie di provvedimenti che di volta in volta sembravano aprire ad una soluzione positiva della controversia salvo dopo poco tempo stabilire totalmente l’opposto.

In tutto questo rimpallarsi inoltre, il paradosso sta nel fatto che ci sono soggetti che nel contempo sono riusciti ad ottenere una sentenza passata in giudicato dal TAR o dal Giudice del Lavoro e quindi sono stati inseriti nelle Graduatorie ad Esaurimento e magari hanno pure ottenuto il ruolo, mentre altri meno fortunati o celeri, si sono persi nei meandri dei procedimenti e non sono riusciti ad ottenere nulla oppure una sentenza negativa o addirittura non hanno nemmeno presentato ricorso, auto-condannandosi così alla precarietà.

Il Consiglio di Stato in adunanza plenaria smentisce se stesso

Il MIUR con i DM 235/2014 e DM 325/2015 mantenne il divieto di inserimento in G.A.E. dei diplomati magistrali entro il l’a.s. 2001-2002; tuttavia, intervenne il TAR del Lazio a ritenere entrambi i provvedimenti affetti da nullità.
Da qui nuova linfa ai ricorsi, e addirittura dopo cinque sentenze (nn. 1973/2015 – 3628/2015 – 3673/2015 – 3788/2015 e 4232/2015) ottenute dall’Anief ed emanate dal Consiglio di Stato, il quale dava piena ragione a oltre 2.000 ricorrenti, in adunanza plenaria del 15 Novembre 2017, si è deciso per un totale ribaltamento di fronte, negando così il diritto dei docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro il 2001-2002 all’inserimento nelle Graduatorie a Esaurimento.

Il numero di soggetti interessati dal provvedimento si aggira attorno alle 44.000 unità, e tra questi gli unici che possono stare tranquilli sono coloro che siano in possesso di una sentenza passata in giudicato. Per tutti gli altri, compresi gli insegnanti che avevano ottenuto la cattedra con riserva, scatterà il licenziamento con la sola possibilità di ricominciare con le supplenze. Chi a sua volta era già di per sè precario sarà inserito nelle graduatorie d’istituto, aventi validità triennale. A questa situazione di caos, ed al dibattito già di per se molto acceso, vanno ad aggiungersi gli oltre 23 mila laureati che, legittimamente dal loro punto di vista, aspirano ai posti che verrebbero a liberarsi qualora, come detto in precedenza, la magistratura continuasse a dare torto ai numerosi ricorrenti, e la stessa sentenza del Consiglio di Stato è abbastanza indicativa in tal senso.

Adesso la palla si sposta ad un livello ancora più alto, ovvero quello europeo, e contestualmente da più parti si richiede alle forze politiche una soluzione a livello parlamentare che riesca in qualche modo ad accontentare tutti, tenendo sempre a mente che in gioco c’è si il futuro di tanti insegnanti precari, ma anche quello di studenti e studentesse che hanno l’aspirazione ed il desiderio di diventare un giorno insegnanti.

La sensazione è proprio che il problema sia frutto ed il risultato di interferenze ed interessi politici e che quindi la soluzione, purtroppo, vada cercata non tanto nelle aule di tribunale ma tra i banchi del Parlamento. Nel frattempo continuano le proteste e si registrano scioperi della fame ed astensioni dal lavoro in arrivo nei prossimi giorni.

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